TRA LAICO E PROFANO 2024 – LA SCIMMIA con Giuliana Musso
LA SCIMMIA – di e con Giuliana Musso
Spettacolo teatrale liberamente ispirato al racconto “Una relazione per un’Accademia” di Franz Kafka
DATA
15 Settembre 2024
ingresso libero – è gradita la prenotazione
INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI FESTIVAL:
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DESCRIZIONE
IL FESTIVAL
Tra Laico e Profano 2024
“Aganacanta: Testimonianze al Femminile”
Un progetto originale del Comune di Montereale Valcellina,
con Porto Arlecchino e Ortoteatro.
Direzione artistica: Claudia Contin Arlecchino
Coordinamento: Luca Fantinutti
Spettacoli e performance che indagano e riflettono sul tema dell’identità, della complessità della società e dei conflitti di genere, con uno sguardo al passato antico e fiabesco dove le Agane con le loro voci e con le loro arti erano le figure matriarcali che curavano, consigliavano e guarivano la giovane umanità.
APERTURA DEL FESTIVAL
“La Scimmia” è il racconto di una strategia di sopravvivenza che prevede la perdita di sé stessi e del proprio sentire nel corpo. È la descrizione di un’iniziazione alle regole del gioco del patriarcato. Introduce la serata Avv. Grazia Pirozzi: uno sguardo sull’emancipazione femminile e la parità di genere attraverso la nuova edizione del libro “Né serva né padrona”.
LO SPETTACOLO
“LA SCIMMIA”
Di e con Giuliana Musso.
Produzione: La Corte Ospitale
Coproduzione: Operaestate Festival
Testo originale di Giuliana Musso liberamente ispirato al racconto “Una relazione per un’Accademia” di Franz Kafka.
Un essere per metà scimmia e per metà umano appare sul palcoscenico.
È un vero fenomeno: un animale che parla, canta e balla. Un buffone, un mostro comico.
È nato dalle ferite dell’anima di Franz Kafka, nel 1917, mentre i nazionalismi facevano tremare le vene dell’Europa. Rivive oggi, dopo cent’anni, in una nuova riscrittura di Giuliana Musso, con una più forte consapevolezza politica ed esistenziale.
Si rivolge a un auditorio di illustri Accademici, all’alta società del pensiero e della scienza e racconta la sua storia. Scimmia libera, unica sopravvissuta di una battuta di caccia, catturata, ingabbiata e torturata, non può fuggire e per sopravvivere alla violenza sceglie l’adattamento: imita gli umani che l’hanno catturata, impara ad agire e a ragionare come loro.
La scimmia dunque deve dimenticare la vita nella foresta, rinunciare a sé stessa, ignorare la chimica del proprio corpo e così imparare. Imparare il nostro linguaggio.
Impara ad ignorare l’esperienza, a pensare senza sentire.
“La Scimmia” è il racconto di una strategia di sopravvivenza che prevede la perdita di sé stessi e del proprio sentire nel corpo. È la descrizione di un’iniziazione inevitabile alle solite vecchie regole del gioco del patriarcato, che impone la rinuncia all’intelligenza del corpo, al sapere dell’esperienza e dell’emozione. Si tratta di una rinuncia drammatica: senza quella voce interiore, integra e autentica, come si può esprimere l’intelligenza empatica così indispensabile alla sopravvivenza del vivente?
Questo personaggio è a suo modo un buffone, tenero come Charlot, diabolico come un arlecchino. La Scimmia è diventata un attore del varietà e parla ai Signori dell’Accademia: facendo il cretino per il pubblico nutre la sua infinita fame di umanità. Ridendo di quello stesso pubblico che compiace ogni sera trova uno spazio di libertà.
Il buffone sul palco resiste così alla violenza.
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